giovedì 26 luglio 2012

Esercizio di autocoscienza

Oggi è un giovedì un po' così. E non perché ci sia chissà quale differenza tra il mercoledì che era ieri e il venerdì che sarà domani. Semplicemente, per dirla come in un film di qualche anno fa, "Natale oggi non è triste per niente, Natale oggi c'ha i cazzi suoi" (sostituire Natale con Roby). E così ho deciso di mettere i miei pensieri nero su bianco e di renderli pubblici in questo blog che io e il buon Rampa stiamo così trascurando. Insomma, questo rischia di essere, anzi è, post di autocoscienza. Alla maggior parte di voi non interesserà nulla, quindi lasciate pure perdere, a quei tre o quattro che mi vogliono bene ruberò giusto una manciata di minuti.



E dunque, entriamo in media re: tra poco più di un mese compirò 39 anni e poi, da lì, i 40 saranno a un passo. Ebbene, io non me li sento per nulla. Mi spiace, ma guardo la mia data di nascita e mi chiedo: io davvero ho già vissuto tutto sto tempo? No, perché sinceramente mi sono distratto e non ci ho fatto davvero caso. Sempre in attesa di qualcosa, come se i giorni che sto vivendo fossero prodromi di qualcos'altro. E' vero, barba e capelli (quelli rimasti) che stanno imbiancando e quel po' di pancetta la dicono lunga, ma a pensare che sto per compiere 39 anni... 
Potremmo dire che sono più o meno a metà della mia vita, sempre che non arrivi un brutto male o un Tir a strapparmi da qua, e allora è quasi tempo di bilanci. Di voltarsi un po' indietro e di vedere che ho fatto in tutto questo tempo.

Ciò che mi ritrovo tra le mani non è che mi faccia impazzire. Certo, volendo relativizzare (ma su se stessi è sempre un gran casino), non dovrei e non potrei lamentarmi. E invece. Invece faccio sì il lavoro che desideravo fare fin da bambino, ma a ben guardare non è così che lo immaginavo e oggi ho perso un po' dell'entusiasmo con cui lo facevo. Ovvio che me lo tengo ben stretto. Non sono nelle condizioni di mollare tutto e ricominciare, ma... il ma resta lì, bello grande. Mi ero posto degli obiettivi, purtroppo sono o stanno via via sfumando. E anche vivere in una città in cui non vorrei stare aumenta il malessere. Mi consola solo un aspetto, quello di fare sempre il mio lavoro al meglio, giorno dopo giorno, alla faccia dell'insoddisfazione.

Poi c'è il piano dei sentimenti, o meglio delle relazioni con l'altro sesso. Anche lì un bel pasticcio. Ho collezionato una discreta serie di storie sbagliate, il più delle volte sbagliate per colpa mia. E anche quando mi sono messo d'impegno, non è che sia andata molto diversamente. Mi sono innamorato, ho sofferto e fatto soffrire. Sono anche stato anche convinto di avere trovato "quella giusta"... ma quella è un'altra storia, che non è il caso di approfondire qui. Morale: evidentemente non tutti siamo nati per essere parte di una coppia. Che faccio, ne prendo atto o continuo a giocare questa partita?

Sti pensieri che mi frullano in testa credo che siano anche colpa delle mie più recenti letture. Ieri sera ho finito "Considera l'aragosta" di David Foster Wallace e mi ha spiazzato davvero tanto pensare che una mente così brillante si sia tolta la vita pochi anni dopo quegli scritti che stavo leggendo. Ne resto incredulo. E poi ho iniziato "Se ti abbraccio non aver paura", ne ho bevute una novantina di pagine. Qui mi hanno colpito l'ottimismo, la voglia di vivere, l'energia positiva di questo padre alle prese con un figlio autistico. Io, che sono ancora figlio, e nemmeno so se mai diventerò padre, avrei anche io voglia di abbracciare quest'uomo. Chissà, forse, per sentirmi dire anche io di non aver paura.

Bon, la chiudo qui. Oggi mi sono messo in gioco ben più di quanto sia mia abitudine. Non so bene perché e non so nemmeno che aspettarmi. A che serve l'autocoscienza? Forse, ho solo bisogno di una vacanza.