lunedì 14 maggio 2012

Tre ragazzi. Storia di una foto


In questa foto ci sono tre ragazzi che oggi sono tre uomini. Hanno avuto, ovviamente, storie molto diverse. Diciamo, anzi, che il ragazzo al centro ha fatto la Storia. Del calcio, prima ancora che della Juve. Alla sua destra ci sono io, alla sua sinistra un caro amico col quale ho dato i primi calci al pallone e con cui ho diviso vacanze, scazzi, risate e litri di alcol in discoteca. Siamo cresciuti insieme e, in qualche modo, con noi è cresciuto anche quel ragazzo al centro.




Ci ha fatto abbracciare ed esultare, ma anche soffrire e incazzare. Le sue gesta sui campi da calcio le conoscono tutti e, qualora non le conosciate, c'è gente più titolata di me per raccontarle, quindi leggete loro. Io qui, oggi, preferisco lasciare un mio ricordo personale. La storia di questa foto che custodisco gelosamente e che da tanti anni è appesa sopra il letto nella mia cameretta, prima di bambino e poi di ragazzo, e anche in quella di Pier. Nessuno dei due occupa più quella stanza e mi piace pensare che la foto, prima o poi, raggiungerà un'altra cameretta, magari quella dei nostri figli (non miei e di Pier insieme...). Ricordo sempre con piacere un aneddoto: un giorno una ragazza, che risponde al nome di Elisa e non è bionda, vide la foto da Pier: "Scusa, ma qui ci siete tu e Roby e poi... quell'altro lì, chi è? Credo che sia un vostro amico perché la faccia mi dice qualcosa... Chi è?". Inutile dire quanto rise Pier. Quel ragazzo non è mai stato un nostro amico, ma credo che sarebbe potuto esserlo, e in fin dei conti per noi è come se lo fosse stato, avendo accompagnato 19 anni della nostra vita. 

La prima volta che l'ho visto giocare era la finale del campionato Primavera Juventus-Torino, vinta dalla Juve con gol, nemmeno a dire, suo. La partita ero andato a vederla con l'altro autore di questo blog, lui,  granata e di famiglia granata, grande appassionato di calcio. Immagino che fin da quel pomeriggio avesse capito anche lui che stavamo assistendo all'alba di un grande giocatore. Certo, non potevamo immaginare quale storia stava nascendo.

E veniamo alla foto. E' stata scattata a Castiglione Torinese. La data esatta non la ricordo. Ho provato però a ricostruirla. Eravamo sotto Natale e quel giovane talento era stato premiato dalla società di calcio locale. Io e Pier eravamo lì per "La Nuova", il piccolo giornale per il quale scrivevamo. Era un divertimento e non sapevo ancora che quello dell'operaio della parola sarebbe diventato il mio mestiere. Credo che fosse il terzo anno in prima squadra di quel ragazzo veneto, il primo dopo che un certo Roberto Baggio era stato congedato per puntare su di lui. Siamo, credo, sul finire del 1995, i suoi primi colpi d'artista avevano iniziato a dipingere di bianco e nero gli stadi italiani e d'Europa. Pinturicchio si era messo all'opera. 

In questa foto ci sono tre ragazzi, hanno un look discutibile. E sorridono. Qualche giorno fa uno di quei tre ragazzi, mi ha dato una bellissima notizia, facendomi davvero contento (ma sono cose nostre). Ieri, poi, il ragazzo al centro mi ha regalato ancora un'altra emozione, un quarto d'ora irripetibile: io, in piedi allo stadio ad applaudirlo con gli occhi umidi. Alla sinistra mio padre, alla destra l'amico d'infanzia col quale andavo a vedere la Juve fin da bimbo. Ricorderò a lungo questo momento ed è un altro dei motivo per cui devo essere grato a quel ragazzo coi capelli lunghi e quell'accenno di sorriso.
La foto si completa con me. Ammetto di essere un passo indietro rispetto agli altri due sulla strada che conduce alla vita adulta in tutto e per tutto. Ma giuro che mi sto mettendo d'impegno.

Grazie, Alessandro Del Piero. E' bello che tu ci sia stato. Sono contento di esserci stato. 


PS: Integrazione al mio scritto. Ecco il ricordo di Sandro:

Erano i primi anni di una lunga storia. Per tutti. Per il calciatore al centro e per i due giovani giornalisti, al suo fianco, e per chi stava dietro l’obiettivo della macchina fotografica, cioè io. Una macchina compatta, caricata con rullino 100 Asa. A quell’epoca, credo il tardo autunno del 1994, coordinavo la redazione de “la Nuova”. Era un piccolo settimanale, ma era vero. Ed erano veri anche i giornalisti, perché armati di taccuino e penna seguivano le partite dilettantistiche con ogni condizione climatica, per poi raccontarle con passione ad un gruppo di lettori sempre più grande. Fui invitato personalmente da un dirigente del Castiglione, un evento epocale per una squadra di Terza Categoria con due squadre giovanili. Mi sembrava giusto – e bello – condividere quegli scampoli di “nazionale” e “internazionale” con i miei collaboratori/amici. Andammo lì con un’auto, una Austin Metro grigia. Inguardabile quanto gloriosa, acquistata a suon di cartelle scritte. Eravamo dei ragazzi. Ognuno, poi, fece la propria strada. Noi tre e Del Piero.

2 commenti:

  1. Menzione speciale per il direttore Sandro Venturini (La Nuova Voce), che all'epoca non era certo ancora direttore e fu lui a portarci a Castiglione con la sua mitica Austin Metro. Ma non solo. E' anche l'autore della storica foto. E io non me ne ricordavo. Scusa, amico.

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  2. Grazie! Non mi sono commosso ieri guardando quel "ragazzo" al centro della foto. Mi sono commosso ora. Pensando a quanto vale un'amicizia e a quanti e quali fili conduttori ci siano in una vita.
    Il mio grazie non è solo per le parole, ma per gli anni insieme, visti e vissuti da vicino, così come da lontano.
    Grazie a tutti e tre!

    Pier.

    ps a quella prima finale c'ero anche io e ricordo un meraviglioso colpo di tacco a liberarsi dell'uomo, pardon ragazzo, che tentava di marcarlo. Tentava appunto, anche se quel ragazzo si chiamava Giulio Falcone e ha fatto anche lui qualche anno di serie A. Ma Alex era Del Piero!

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