martedì 26 luglio 2011

Specchio Riflesso - 26 luglio

Ho cercato di stare lontano da queste lettere per un po', a volte le questioni non erano interessanti, altre volte eran sempre le stesse che tornavano sempre uguali, quando oggi ho ripreso in mano quelle della giornata in realtà ero convinto di iniziare a trovarmi di fronte al grande tema "serranda selvaggia" che immagino sarà il grande cavallo di battaglia per tutto agosto, invece stranamente per ora non c'è ancora nulla, va beh, sono paziente, aspetterò...

Un lettore scrive:
«Peccato, davvero peccato. Ho sempre amato e ammirato gli Alpini e mi sono commosso e ho gioito durante il meraviglioso raduno di maggio a Torino. Ricordo lo striscione che apriva la sfilata: “A Torino per l'Italia”.

Ora un centinaio di incoscienti, tradendo lo spirito degli Alpini, si è messo a fianco degli anti italiani No-Tav, andando proprio contro il significato di quelle parole. Che delusione. L'Ana dovrebbe provvedere a cacciarli dall'associazione. E che non sporchino più il glorioso cappello con la penna nera accomunandolo con i caschi e i passamontagna dei criminali contestatori di professione».
PAOLO LAUNA

Peccato Paolo, davvero peccato che tu abbia riposto tutto il tuo amore incondizionato in un corpo militare che non ti ricambia con lo stesso ardore, ma vedi, Paolo, sotto il glorioso cappello con la penna nera ci sono delle teste e ognuna di quelle teste è libera di pensare quello che vuole, giusto o sbagliato che sia, giusto o sbagliato che sia quelle teste vanno contro degli interessi, non contro il significato di nessuna parola e magari tradiscono molte cose, ma non credo tradiscano lo spirito degli alpini, ammesso che questo voglia dire qualcosa, gli alpini spesso  arrivano proprio dalle valli, Susa è addirittura il nome di uno dei più importanti battaglioni, evidentemente queste persone che in quelle valli sono nate e cresciute hanno preso la loro posizione e non devono averla imposta per il semplice fatto di aver servito il paese in un'arma che tu hai amato e ammirato.

Una lettrice scrive:
«Ho letto con interesse, ma con poche speranze, lo scritto della lettrice che denuncia collegamenti ferroviari da Terzo Mondo fra Torino e il Ponente ligure. Il problema esiste da sempre, ogni tanto riaffiora, ma non si muove nulla. Semmai la situazione peggiora (ne so qualcosa quando “tento” di raggiungere Alassio). Allora mi domando: bene l’Alta Velocità, giusta la preoccupazione di evitare al Piemonte l’isolamento con l’Europa. Ma, con impegno ridicolo rispetto alle grandi opere, non si potrebbe per intanto evitare l’isolamento con la Liguria, con cui potrebbero meglio fiorire commerci e attività turistiche? Noi torinesi per scendere al mare affrontiamo grossi disagi, ma tanti liguri del Ponente lamentano lo stesso problema. E Torino, che cerca turisti nel mondo, li perde vicino a casa».
M. B.

Sì, M.B., va bene tutto, i collegamenti via treno con la Liguria fan cagare, forse per la Liguria stessa sarebbe un bene, commercialmente e turisticamente parlando, che fossero migliori, ma per Torino avere i Liguri come turisti non mi sembra possa essere sto grande affare.

Una lettrice scrive:
«Fermo restando che la morte di una persona è sempre un evento devastante di fronte al quale mantenere un atteggiamento di profondo rispetto, mi domando se i media avrebbero avuto la stessa delicatezza nel definire " piccola diva morta di fragilità" (senza diva, magari), come per Amy Winehouse, un qualunque tossicodipendente stroncato da overdose in qualche oscuro vicolo di S. Salvario. L'uguaglianza è un'utopia anche da morti».
NADIA SECCHIAROLI

Nadia, magari sì, se potessero sapere la storia di ogni singolo tossicodipendente che muore stroncato da un'overdose in qualche oscuro vicolo, perché in certe cose ci si finisce per tanti motivi, a volte anche per la fragilità e non siamo più negli anni '70, ormai anche "i media" sanno che il problema è un po'più grande e soprattutto complesso del "tossico che si sceglie la fine che fa" e quasi sempre in queste storie la fragilità gioca una parte importante, anche per chi poi abbruttito dalla vita e dalle proprie scelte si ritrova a vivere di espedienti e non del proprio talento o della propria arte, questo probabilmente lo sanno anche "i media", ma a te e agli altri che leggono i giornali o guardano la tv interessa sapere la storia di queste persone? Compreresti i giornali o guarderesti i telegiornali per avere paginate o servizi sulla biografia di quel tossico qualunque stroncato dall'overdose? 

Un lettore scrive:
«Il caso del terrorista norvegese è emblematico. Un estremista fanatico apre un profilo su Facebook e vi inserisce materiale di propaganda raccontando le sue intenzioni, l'idea di seminare il terrore. Come accade sempre con Facebook, trova comunque amici che condividono le sue idee. Ciò che invece manca totalmente è il dissenso, la condanna e l'isolamento di questo estremismo, e ciò avviene nell’indifferenza collettiva finché il terrorista non applica il suo piano criminale. Non vi pare che la società contemporanea sia troppo distratta e superficiale?».
CRISTIANO MARTORELLA

Sì, Cristiano, ho capito, Facebook, e poi? Sai che leggo e rileggo e non capisco niente? Ok la società contemporanea distratta e superficiale, ok che mancano il dissenso e la condanna, ma Facebook? Cos'è che accade sempre con Facebook? Di cosa sarebbe emblematico il caso? Continuo a non capire, avevi avuto anche tu l'idea di Facebook e Zuckerberg te l'ha rubata?

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