martedì 17 settembre 2013

Una volta qui era tutta campagna stampa


Questo post l'avevo scritto qualche mese fa, quasi un anno, forse, è rimasto qui un po' perché avrei dovuto finirlo, rimetterlo a posto, ora lo riprendo in mano, ma in questi mesi quello che pensavo è rimasto valido, non solo, quello che mi aveva acceso queste riflessioni è sempre più evidente, lo è stato nel periodo subito dopo le elezioni, con paginate e paginate di analisi della situazione politica che prendevano le mosse da qualche tweet e dalle reazioni che provocavano. Pochi giorni fa tutti i siti dei più importanti quotidiani hanno tenuto per ore come notizia più importante in homepage quella della quotazione in borsa di Twitter.
Il punto è tutta questa importanza che i mezzi d'informazione stanno dando a Twitter, da un paio di anni ormai (diciamo a grandi linee da quando arrivò Fiorello e un po' si iniziò a parlarne al di fuori della cerchia di quelli che già c'erano dentro) quasi ogni giorno su ogni quotidiano c'è un articolo con qualche riferimento a quello che succede su Twitter, alle reazioni che qualche argomento, soprattutto politico, ha avuto lì sopra e a leggere sembra davvero che i destini del mondo si decidano lì, che da lì si possa capire come stiano andando le cose e mi spaventa un po' pensare che qualcuno abbia veramente l'idea che quello sia un campione realistico della società, che quello sia il (altro concetto demenziale) "popolo del web", perché, per numeri, non è rappresentativo neanche di quello. Sembra passare l'idea che lì sopra si facciano delle discussioni altissime e ci sia gente che capisce meglio le cose. Ecco, voglio precisare solo una cosa, Twitter non è nato con nessuna illusione d'élite, anzi, ai primi tempi, parlo dei primi miei, non i primi della piattaforma, ma comunque possiamo considerarli i tempi della prima diffusione di massa (per poter arrivare la notizia fino a me...), quelli in cui c'era addirittura il dubbio se fosse più corretto scrivere in italiano o in inglese, l'idea era che fosse addirittura un social da ragazzini e da "bimbiminkia" rispetto a social più "adulti" come Facebook (e, sì, allora stava cercando di battere gli ultimi colpi di coda anche My Space, ve lo ricordate?) perché si vedeva che la formula, soprattutto negli Stati Uniti, aveva preso piede bene in quello strato, poi la realtà dei fatti non era neanche quella, ma quello è stato il primo dubbio, mai che fosse una cosa da élite... quello che si pensava allora era che il contenitore, quello è Twitter, avesse delle potenzialità interessanti per inserirci dei contenuti, ma con grande leggerezza, poi, un po' ovunque, ma guardiamo anche con semplicità e ricchezza di esempi all'Italia, ci sono arrivati gli "operatori della parola e della comunicazione" e qualcuno si è accorto di come in effetti quel contenitore avesse delle caratteristiche perfette per il proprio contenuto, tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili, finché qualcuno non pensa che il SUO contenuto sia più giusto di quello degli altri e inizia a dire nella sua cerchia che gli altri sbagliano, ma ripeto, è un contenitore, contenuti imposti non ce ne sono, l'unica regola sono i 140 caratteri, tutto il resto sono pippe mentali, è stato a quel punto che qualcuno senza guardare cosa è successo in quel bar prima che ci mettesse piede lui, ha pensato che fosse un posto d'élite, ma è stata una stortura... detto terra terra: nella piazza del paese c'è un sacco di gente, quelli del bar dello sport, quelli che guardano TRL, quelli che pensano solo a fottere o alle macchine e quelli che leggono i quotidiani, alcuni stanno nel loro gruppo, alcuni girano un po' da una parte e un po' dall'altra, quelli che stanno solo nel gruppo di chi legge i giornali, che è anche un po' più piccolo degli altri, se non va a farsi un giro e a chiacchierare con gli altri e non si accorge di quanto son grandi, continua a guardarli con snobismo e pensare di contare di più e di aver ragione, ma intorno gli altri continuano a fare la loro vita... questo è quello che ho visto coi miei occhi e con la mia esperienza, poi magari ci saranno approfondite analisi commissionate da eminenti associazioni e realizzate da stocazzissime società che dimostreranno il contrario, se è così, mi scuso. Non solo, a scrivere su Twitter sono veramente in pochi, quindi decidere di ascoltarli vuol dire davvero dar loro un'importanza enorme.

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