martedì 3 settembre 2013

Il collezionista di storie (sbagliate)

Eccoci qua, tra pochi giorni compirò 40 anni. Una cifra che mi getta nel panico, mi toglie il fiato e mi fa dire: io 40 anni? Naaa! Qua si è sbagliato qualcuno...



E invece. E invece mi sa che ha ragione la carta d'identità. Allora viene facile mettersi lì e abbozzare una sottospecie di bilancio. Roberto, che succede nella tua vita? E vorresti tergiversare e far finta di nulla, invece almeno a te stesso devi rispondere. Allora ti dici che fai (sei!) il giornalista, come avevi deciso fin da bimbo, ed è un punto a tuo favore. Lo fai in un importante giornale, anche se gli anni della vacche grasse sono talmente lontani che ti è rimasto in mano solo il campanaccio. Fai questo mestiere con impegno e onestà, giorno dopo giorno, un portatore d'acqua o, come amo definirmi, un operaio della parola. Non trovi posto tra i fuoriclasse della professione, ma nemmeno tra le schiappe. Insomma, poteva andare meglio, ma anche peggio. Tanto peggio.

A 40 anni posso anche fregiarmi della definizione di collezionista di storie, e per storie intendo relazioni con l'altro sesso. Attenzione, a scanso di equivoci, non mi sto dando del playboy, ma sto facendo i conti col mio passato, con quello che mi sento di chiamare vulnus.
Le vedo tutte lì le mie storie, che mi occhieggiano dalla mensola, un lungo viaggio iniziato nell'adolescenza. Qualche sguardo di simpatia, altri di rimprovero e qualcuno di compatimento. Tutte storie iniziate e finite, a volte roba di pochi giorni, qualche settimana, pochi mesi, in pochi casi più consistenti, senza però mai raggiungere lunghezze che per altri sono la normalità. Di alcune di queste storie non mi è mai fregato fino in fondo, in taluni casi sono stato responsabile o corresponsabile del loro fallimento e, almeno in un caso, mi assolvo totalmente con la coscienza pulita come quella di un bebè che ciuccia il biberòn.

A inizio settimana ho preso uno schiaffone a mano aperta - sbabàm - di quelli che ti girano la faccia, che fanno ancora più male perché nemmeno lo avevi visto arrivare. E di certo non te lo aspettavi. Ti guardi intorno intontito e poi realizzi. Anche stavolta che vedevi tutto cuoricini, stelline e fiorellini? Cristo, ci risiamo. E' una fatica di Sisifo, solo che almeno a differenza sua tu non stai lì a spingere un masso in salita. Però ogni volta ti tocca ripartire. E ogni volta pensi che a sto giro basta, non ho più voglia, andate avanti voi, non è roba per me. Arrivi a pensare che evidentemente non tutti siamo fatti per vivere in coppia e non c'è un motivo preciso, è così e basta. Guardi a quelli che ce l'hanno fatta, che ce la stanno facendo e ti chiedi se ci sia una ricetta. Ma è evidente che non c'è, lo so da me. Forse la mia è solo sfiga. O forse sta a te cambiare prospettiva: non puoi sempre metterla sotto l'incrocio dei pali, soprattutto se calci con le infradito.

Mi viene in mente quel film di Truffaut, "L'uomo che amava le donne". Lungi da me paragonarmi al protagonista di quella pellicola. Ma chissà, forse un giorno (spero lontanissimo), anche le donne delle mie storie si ritroveranno davanti alla mia tomba per depositare un fiore. E un sorriso. Perché, dai, in fondo non ero così male.

1 commento:

  1. Roberto e’ dura raggiungere gli “anta”, lo è stato anche per me qualche mese fa’. A dimostrazione di quanta tensione ci fosse nel mio corpo e nella mia mente al solo pensiero di tagliare quel traguardo, mi si è addirittura bloccata la schiena una quindicina di giorni prima del d day. In realtà ciò che m’infastidiva non era tanto l’età che avanzava ma il bilancio della mia vita fino a quel punto. Fermarsi, guardare indietro e fare la conta di cosa c’era stato e di cosa non c’era più è stato difficile ed emotivamente complicato fino a che è sopraggiunta la consapevolezza che tutta la mia storia, con le sue bellezze e i suoi dolori, era stata la sola strada per arrivare alla donna che sono oggi. Per te è lo stesso. Per ognuno di noi lo è.
    Si arriva a quarant’anni con tutte le carte in tavola per rigiocarsi la vita: bisogna crederci. Non è mediocre consuetudine da “femmine” pensare che le storie che viviamo e soprattutto le persone nelle quali incappiamo non siano un caso. E ‘davvero così. Io l’ho capito e provato sulla mia pelle. Ogni uomo che ho incontrato, compreso il mio ex marito, è entrato nella mia vita in un momento in cui la sola cosa che avevo da imparare, comprendere, dare o ricevere potevo viverla solo ed esclusivamente con lui perché lui, e solo lui, incarnava quell’insegnamento.
    Mi spiace per la tua portata in faccia e,ancora di più, perché so cosa significa “non aspettarsela” ma se ti capita ora, a quarant’anni, è perché la vita desidera una svolta positiva per te. Rimescola le carte come fai con le parole e gioca senza tirarti indietro. Il numero ce l’hai!
    Auguri.
    Ombretta

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