mercoledì 16 febbraio 2011

Mentire sapendo di mentire


La scorsa settimana c’è stato un ritrovo al teatro Dal Verme di Milano, era o voleva essere un ritrovo di chi crede in Silvio Berlusconi senza se e senza ma, senza neanche voler sentire, ascoltare e poi di conseguenza credere a tutto quello che sta succedendo nel mondo reale, a tutto quello di cui parlano i giornali e i siti internet, tutto quello a cui ogni tanto accennano il sedicente Giornale o i tg giusto per dare reazioni o opinioni senza aver mai dato la notizia, il ritrovo si è trasformato così in un happening di gente che in platea sapeva e non sapeva, arringata da gente che sul palco diceva e non diceva (sapendo tutto però…). 

A organizzare tutto questo è stato Giuliano Ferrara, da qualche settimana tornato in piena attività nella difesa cieca e a spada tratta del presdelCons, ultimamente Ferrara era stato buono e sornione a soppesare e valutare quel che stava succedendo, ora finalmente ha deciso di schierarsi e fare quello che più gli piace: il capopopolo; ovviamente lo fa anche nella maniera che più gli piace, senza fare prigionieri, tagliando tutto con l’accetta e confezionandolo a misura del popolo da cui farsi seguire. Così l’happening del Dal Verme è diventato un suo show dove ha deciso non di commentare i fatti così come sono, emergono, sembrano, decidete voi come definirli, ma di scagliarsi contro chi quei fatti li ha commentati, ne ha dato un’opinione, ha preso una posizione e lo spunto migliore per lui è stata la manifestazione del PalaSharp della settimana precedente, quella in cui molte persone hanno espresso i propri dubbi riguardo a quello che sta succedendo, lui no, lui i dubbi ha deciso di esprimerli su quella gente che ha preso posizione. 
Le arringhe di Ferrara hanno quasi sempre lo stesso schema, delle lagne da bambino, degli gne-gne contro tutti, dei perché sì, perché è così, perché lo dico io, impacchettati con quella che tutti i commentatori (di qualunque schieramento, chissà perché) riconoscono come una grande intelligenza e una profonda cultura; partendo da questi presupposti al buon Giulianone non è sembrato vero di poter addirittura saltare a piè pari Saviano, che proprio al PalaSharp aveva lasciato un segno profondo con un discorso che ha emozionato e responsabilizzato moltissime persone, per buttarsi direttamente a testa bassa contro Umberto Eco, per lui quella sì una sfida da intellettuali alla sua altezza. 
Quello che poi eccita più di tutto il Giulianone è perculare (nei blogghetti fighetti si dice così e chi sono io per non voler entrare di diritto nel novero…) l’avversario di turno, quindi è partito con una tirata delle sue perculando, appunto, Eco e il suo leggere Kant anziché darsi ai festini. Raccontando al suo pubblico che oh, certo signora mia, anche lui legge Kant, ma non i fumetti e lui sì che lo legge e lo capisce, mica come Eco, che lo leggerà anche ma chissà cosa ci capisce, d’altra parte Eco si sa, legge anche i fumetti, infatti lui che legge Kant ha trovato proprio questa cosa qui, che “Il capo supremo deve essere giusto per se stesso e tuttavia essere un uomo. Da un legno storto come è quello di cui l’uomo è fatto non può uscire nulla di interamente diritto” e quindi allora fa bene un presidente del consiglio a riempirsi casa di prostitute minorenni, a non preoccuparsi della sicurezza nazionale facendo entrare in casa chiunque credendo anche a chi gli dice di essere nipote di un dittatore (e con lui certo i servizi segreti e la sua scorta….), fa bene a telefonare in questura per far rilasciare una minorenne senza documenti sfruttando il suo ruolo di presidente del Consiglio, fa bene, anzi, deve, certo, perché deve essere un uomo e l’uomo è fatto di legno storto.

Quello che però il Giulianone non ha raccontato al suo trepidante pubblico è come quella frase finisce, ora io certo non conosco Kant a memoria (anche se so che ne eravate tutti convinti) ma questa storia mi ha incuriosito un po’, quindi sono andato a cercarmela e ho scoperto che la frase non finisce lì, la frase per intero dice “Il capo supremo deve essere giusto per se stesso e tuttavia essere un uomo. questo problema è quindi il più difficile di tutti e una soluzione perfetta di esso è impossibile: da un legno storto, come è quello di cui l’uomo è fatto, non può uscire nulla di interamente diritto. Solo l’approssimazione a questa idea ci è imposta dalla natura.” Quindi il punto è un po’diverso, il capo, a quanto capisco io eh, poi magari Giulianone me la spiega meglio, per natura deve tendere ad essere migliore, non certo a essere peggio e ancora più storto, tanto è il legno che è fatto così….

Ora, io non ho dubbi sul fatto che Ferrara capisca Kant e capisca quello che in quelle righe è scritto, quindi il problema diventa molto più grosso, più grosso anche di Ferrara (eh, dai, prima o poi una battuta sulla stazza la dovevo fare, mi son tenuto fino a qua…), il problema qui è la malafede, Ferrara non può essere (per quanto sopravvalutato) così stupido, l’unico punto quindi è che lui sa benissimo di avere un pubblico, dei lettori, che può prendere in giro, sa che loro non sanno, che non si informano, che non ragionano, che hanno rassegnato a una classe politica e di informazione la capacità di ragionare e di scegliere per loro, quindi lui, in questo sì bravissimo, sa che può raccontar loro un mare di palle al solo scopo di armarli e far loro combattere la sua campagna. Certo, li arma di niente, di cartucce a salve, di bla bla vuoti e pure sbagliati, ma a loro questo non interessa, questo è quello che basta loro per farsi coraggio, il fatto è che se non vuoi essere come Indiana Jones e tirar fuori la pistola mentre l’altro fa roteare la frusta, anche star lì a sentire uno esplodere tutte le sue cartucce a salve, beh, è una bella rottura di palle.

2 commenti:

  1. che poi quando c'è qualcuno che le cose le sa spiegare anche meglio di me, ecco, qua il discorso su kant si capisce molto chiaramente: http://www.ilpost.it/2011/02/13/cosa-intendeva-kant/

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