L'ho fatto per la prima volta con un passaggio tratto da un libro di Erri De Luca, mi è piaciuto e lo ripropongo. Posto sul blog un passaggio di un romanzo che mi ha colpito. Così, senza nessun motivo particolare. Questa volta mi sono soffermato alle pagg. 128-129 di "Dove eravate tutti" di Paolo Di Paolo (Feltrinelli). Magari lo farò ancora, magari diventerà una rubrichetta, oppure mi fermo qui. Chi lo sa?
Buona lettura.
Sei tu che non hai capito. Che quando una persona si
avvicina a un’altra, se si avvicina sul serio, racconta molte cose di sé che
non ha raccontato mai a nessuno. Altre gliele lascia vedere. Quando esce dalla
doccia senza infilarsi l’accappatoio. Quando dice mi fa male qui, ma secondo te
cosa ho. Quando mostra uno strano segno sul polpaccio e spiega che storia c’è
dietro. Oppure un minuscolo difetto anatomico di cui si vergogna a morte. Ma non
è niente dice l’altra persona, che nel frattempo ha già visto molte altre cose
mai mostrate. Però questi si chiamano segreti, sono le cose segrete che uno
affida all’altro senza pensarci troppo: l’odore della pelle, il modo come fa l’amore,
quella volta che è scoppiato a piangere e poi ha chiesto scusa mille volte in
un’ora. Per tutto il tempo che si vogliono bene, due persone hanno in ostaggio
molte cose l’una dell’altra. Molte cose che non sono oggetti. Molte cose che non
è giusto mettere nelle cose scritte. Lo capisci?
Capisco perfettamente.
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