lunedì 11 aprile 2011

Specchio Riflesso - 11 aprile

Torna anche oggi, in edizione ampliata per il recupero del weekend, la rubrica che nessuno aveva chiesto, ma di cui ormai tutti sentono il bisogno: da anni torinesi e non scrivono a "La Stampa" per lamentarsi, complimentarsi, esprimere la propria indignazione o semplicemente raccontare qualcosa che sta loro a cuore; le lettere vengono selezionate e impaginate nella rubrica "Specchio dei Tempi" ma nessuno dà loro una risposta... eppure tante volte quella risposta la vorrebbero proprio, anzi, te la strappano proprio dal cuore, ecco, anche se nessuno ce lo ha chiesto, gli rispondiamo.


Sabato 9

Un lettore scrive:
«Vorrei esporre un problema che, a mio avviso, è di non poco conto. Da un po’ di tempo il servizio di invio corrispondenza e, nel caso specifico, di raccomandate, può essere affidato anche ad enti alternativi a Poste Italiane. Ben venga il discorso di libera concorrenza che dovrebbe comunque giovare all’utente sia sul piano del servizio, sia dal punto di vista del risparmio.

C’è però tra gli addetti degli innumerevoli enti e istituzioni del nostro Paese qualcuno che, oltre a concedere le liberalizzazioni, si occupi anche dei requisiti minimi che i nuovi gestori dei servizi dovrebbero garantire? E’ prassi che non essendo in casa al momento della consegna di una raccomandata si trovi l’avviso di giacenza con l’invito al ritiro presso la sede (fino a qualche tempo fa si trattava dell’ufficio postale di zona, di norma a non eccessiva distanza da qualsiasi abitazione).

«Peccato che ora capiti che un residente a Settimo Torinese si veda costretto a recarsi per il ritiro della raccomandata a Torino in via Reiss Romoli! Si consideri ora il disagio (si pensi a una persona anziana, magari non automunita), la distanza, il tempo necessari al ritiro in questione e si tirino le somme: qual è il costo (non solo in termini di denaro) in aggiunta a quello corrisposto dallo speditore? Se non si possiede un’organizzazione capillare sul territorio, sarebbe sufficiente lasciare l’avviso di mancata consegna con l’invito ad un contatto telefonico per accordarsi su un secondo tentativo di consegna!».
O.P.

Caro O.P., innanzitutto trovo commovente il fatto che tu pensi che la libera concorrenza dovrebbe giovare all'utente sul piano del servizio e del risparmio, ma quello che mi lascia veramente interdetto è il fatto che tu prima della privatizzazione non avessi mai avuto problemi di questo genere, tutto quello che stai scoprendo in questi giorni è quello che avviene da sempre, anche le Poste stanno riducendo gli uffici e di conseguenza aumentano le distanze per recuperare le raccomandate non consegnate, ah e te ne segnalo anche un'altra, spesso tu sei a casa, nessuno ti ha suonato, esci e trovi l'avviso di giacenza, pensa quando ti capiterà quello e il viaggio all'ufficio, vicino o lontano che sia te lo saresti potuto evitare senza ombra di dubbio.

Un lettore scrive:
«Come i giardini di marzo si vestono di mille colori, così Piazzale Valdo Fusi, con lo scoppio della primavera si esibisce in tutta la sua utilità sociale. «I cani corrono liberamente sui pendii per bisogni fisiologici, sotto l’occhio vigile dei padroni, i barboni trovano finalmente un giaciglio sicuro, alcuni giovani prendono il sole ed il fresco sulle griglie di aerazione, altri sull’erba si scambiano effusioni che un tempo erano definite atti osceni. Gli extracomunitari (e non solo) bivaccano in libertà lasciando sull’erba i resti dei banchetti frugali, i ragazzi sfruttano il dislivello per esibirsi in volteggi sullo skateboard sfiorando le caviglie dei passanti.

«Un lettore, noncurante delle griglie di aerazione, aveva proposto di destinare lo spazio ad arena rock ed un progetto simile per lo skateboarding, con cospicuo contributo pubblico, mi pare già ci fosse. «Che il Comitato Valdo Fusi potesse ottenere il solo scopo di placare le proteste dei torinesi era facile intuirlo. A tutto ci si abitua, anzi, col tempo qualcuno ci trova anche il lato positivo, spiace per il pubblico denaro. «Rimane inevasa solo una richiesta che non costa nulla: cambiare almeno il nome al piazzale. «Non si offenda più la memoria di un raffinato amante della bella Torino con simili spettacoli».
ANDREA MIGLIETTA

Caro Andrea, a parte che i giardini di marzo si vestono di NUOVI colori e non di mille e già per questo non varrebbe la pena neanche di andare avanti nella lettura, ma il raffinato amante della bella Torino Valdo Fusi ha combattuto per la libertà di questo paese e con la libertà ottenuta permetterai almeno che si sia guadagnato che i giovani prendano il sole e che altri giovani si scambino delle effusioni (che "un tempo" saran state definite atti osceni, ma un tempo lo era pure mostrare una caviglia), ma se il punto è lasciare la piazza agli usi che non ti piacciono, ai cani che fanno i bisogni, ai barboni che trovano un giaciglio sicuro, al bivacco degli extracomunitari e a i ragazzi in skateboard, cambiandole però il nome, ecco, allora proponici anche il nome con cui sostiruirlo, qualcuno che odiasse la bella Torino e pensa che vendetta, tiè, tu gli dedichi una piazza con gli extracomunitari e i barboni, si rivolterà nella tomba...
Poi l'arena rock in mezzo al centro te la raccomando, ecco, potrebbero intitolarla a te e tu e il lettore che l'aveva proposta potreste poi rispondere agli inquilini dei palazzi vicini.


Una lettrice scrive:
«In questi giorni è arrivato a noi condomini un avviso della Iren (la società che gestisce il teleriscaldamento) dal quale risulta che l’amministratore non ha pagato le bollette del nostro condominio dal 2008 e quindi richiede a noi il pagamento. «Vorrei sapere perché tale società non si è premurata di avvisare noi condomini quando le prime bollette non sono state pagate e ha aspettato tre anni prima di informarci, dando così la possibilità al suddetto amministratore di usufruire di una notevole somma di denaro di nostra proprietà.

«Spero in una risposta esauriente dalla società interessata, perché finora le risposte sono state molto nebulose. «Preciso che conoscevamo l’amministratore da anni ed avevamo piena fiducia in lui: molto mal riposta, purtroppo!».
GABRIELLA


Cara Gabriella, va bene tutto, ma avere piena fiducia di un amministratore di condominio, credo sia l'unica categoria che riesce a stare più in basso anche dei carrozzieri e degli agenti immobiliari... voglio dire, state solo attenti se mai ci dovesse essere una causa, credo che giuridicamente la frase "conoscevamo l'amministratore da anni ed avevamo piena fiducia in lui" venga considerata come un'aggravante...

domenica 10

Un lettore scrive:
«Riguardo il Collier della Mole: bene di notte, ma di giorno sembra una fasciatura e anche brutta. Non è possibile ricorrere ad un “trompe l’oeil” ? in caso contrario preferisco la solita vecchia e cara Mole, anche di notte!».
ALFREDO B.


Alfredo, come ti capisco, a me piace molto nelle prime ore del mattino, però non mi convince del tutto in quelll'orario della digestione tra le 14 e le 15.30... di grazia, ma di che cosa stai parlando? vuoi il "trompe l'oeil"? Ma come, puoi mandarci a questo punto anche un progettino così ci facciamo un'idea di come ti piacerebbe?

Una lettrice scrive:
«In un articolo pubblicato a novembre su La Stampa era stata promessa una fontana al posto delle “Torri Pomodore” rimosse alla rotonda Maroncelli. «Doveva essere pronta per il 17 marzo per la festa inaugurale del 150°, se ben ricordo era stata offerta dalla Smat. «Al suo posto tre bandiere e attorno un nastro. «Che brutta fine che fanno le promesse, come mai?».
ANNA MARIA ALEO


Eh, Anna Maria, bella domanda, come mai? Prometto che proverò ad informarmi, magari da qualche conoscente che vive in paesi meno efficienti, che so, la Francia, la Germania, ma per ora, finchè mi guardo intorno qua, nell'Italia paradiso delle promesse mantenute, trasecolo con te...

Un lettore scrive:
«Torinese giramondo sempre seguito da La Stampa (ricordo ad esempio le corse da Rizzoli a N.Y. per trovare l’edizione a quei tempi teletrasmessa ecc.ecc.), ora stabilizzato a Trieste, mi rivolgo a Specchio dei tempi per realizzare un desiderio che appare oggi come oggi una chimera. «Avrei molto piacere di una rimpatriata con i vecchi compagni del liceo Alfieri (matura ’59). Con l’evoluzione dei telefonini e con la graduale scomparsa dei telefoni fissi rilevabili sulle pagine bianche la ricerca degli ex compagni risulta vana! Non parliamo poi delle compagne che accasandosi hanno perso ogni rintracciabilità telefonica.

Spero che questo appello possa essere letto almeno da un mio ex compagno, il che potrebbe iniziare una "reazione a catena” che potrebbe estendersi anche agli ex compagni di Fisica all’Università di Torino. «Con il vostro apprezzato aiuto conto di infrangere il muro di incomunicabilità creato dai nuovi sistemi telefonici, in controtendenza con l’attuale aprirsi delle porte del mondo. La mia mail è giumario@alice.it».
GIUSEPPE BEISONE

Giuseppe, siamo nell'era della connettività continua, tutti trovano tutto, almeno qualcuno dei tuoi ex compagni avrà una pagina su facebook, così come ce l'ha l'Alfieri che anzi, ha anche un sito con una sezione dedicata agli ex alunni, anzi, ci sono siti fatti apposta per il tuo genre di ricerche, fattene una ragione, o la rimpatriata non la vogliono fare, oppure la fanno da 10 anni e non invitano solo te.

lunedì 11

Un lettore scrive:
«Ieri da Milano prendo il treno Artesia per Parigi. Stufo di stare seduto vado nello scompartimento tra i due vagoni. C’è un nordafricano in piedi che, dopo che è passato il capotreno, si mette a fumare. Gli dico “Guardi che non si può fumare qui”. Niente. Glielo dico in francese. Risponde in italiano “Vai da un’altra parte”. Gli dico “Vai tu!”. Poi io sto lì, malgrado il fumo. Dopo un po’ lui va via.

«Sotto il tavolo vicino agli unici 2 posti a sedere c’è un bagaglio di stoffa nero piuttosto grosso. Dopo un dieci minuti che nessuno passa, vedo una mano uscire lentamente fuori dal bagaglio, poi vedo una gamba che si allunga per distendersi. E capisco che, fumando, il nordafricano cercava di allontanarmi dalla zona per non farsi accorgere che nel bagaglio trasportava una donna».
ATTILIO ALESSIO


Allora Attilio, io ho capito una cosa: che sai il francese, poi però non ho capito un mare di altre cose, tipo: perché poi te ne sei stato lì nonostante il fumo, perché nei treni Artesia nello "scompartimento tra i due vagoni" che a rigore dovrebbe essere il raccordo tra i vagoni, ci dovrebbero essere un tavolo e 2 posti a sedere, perché il nordafricano dovrebbe rischiare di prendere una multa per il fumo che sarebbe più cara del biglietto per la contorsionista nella valigia e, soprattutto, perché hai scritto questa lettera, che risposta volevi?

Un lettore scrive:
«Venerdì 8 aprile davanti all’ingresso della chiesa di Santa Rita un bambino chiedeva l’elemosina. Sabato mattina i bambini erano diventati due. I loro occhi, i loro sguardi esprimevano infelicità, paura. Tutto si svolgeva nella più completa indifferenza, finché un passante si è avvicinato e li ha scacciati. Poveri bambini, maltrattati dai loro aguzzini e allontanati da chi dovrebbe almeno indignarsi. Possibile che proprio nessuno si occupi di loro?

«Eppure sono stati sotto gli occhi di centinaia di fedeli, dei vigili urbani e dei religiosi per ore. Dovrebbero essere allontanati sì, ma da chi li sfrutta e li picchia, per darli in affidamento.

«Ma chi dovrebbe occuparsene e perché non lo fa? Indifferenza, burocrazia, egoismo o semplicemente perché costerebbe troppo?».
D. N.

D.N. sì, aspetta i fedeli...altrimenti c'è Batman

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